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In Toscana furono 19 i campi profughi per i 300.000 italiani che decisero di lasciare le loro case ed i loro averi per avere un futuro di libertร e dignitร : stamani il Consiglio Regionale si รจ riunito in seduta solenne per celebrare il “Giorno del Ricordo”.
Mi hanno molto colpito le parole del Presidente Mattarella che sono state pronunciate oggi: “nelle zone del confine orientale, dopo lโoppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista, si instaurรฒ la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone.
Di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le Foibe restano il simbolo piรน tetro. E nessuna squallida provocazione puรฒ ridurne ricordo e dura condanna. Oltre a crudeli, inaccettabili casi di giustizia sommaria e di vendette contro esponenti del deposto regime fascista, la furia omicida dei comunisti jugoslavi si accanรฌ su impiegati, intellettuali, famiglie, sacerdoti, anche su antifascisti, su compagni di ideologia, colpevoli soltanto di esigere rispetto nei confronti della identitร delle proprie comunitร . Di fronte al proposito del nuovo regime jugoslavo di sovranitร sui territori giuliani, lโessere italiano diveniva un ostacolo, se non una colpa. Ben presto, sotto minaccia e dopo una seconda ondata di violenze, i nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume, furono messi di fronte al drammatico dilemma: assimilarsi, disconoscendo le proprie radici, la lingua, i costumi, la religione, la cultura. Oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati. In grande maggioranza scelsero di non rinunciare alla loro italianitร e, di fatto, alle libertร , di pensiero, di culto, di parola. In trecentomila โ uomini, donne, anziani, bambini โ radunate poche cose, presero la triste via dellโesodo. Come abbiamo ascoltato dalle intense letture tratte dal libro di Greta Sclaunich, spesso lโaccoglienza in Italia non fu quella che sarebbe stato doveroso assicurare. Stenti, sistemazioni precarie, povertร , ma soprattutto diffusa indifferenza, diffidenza. Financo ostilitร da parte di forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito. Non mancarono, nelle vicende tristi degli esuli, atti di forte solidarietร , di amicizia, di accoglienza da parte di molti italiani. Ma, in generale, la loro tragedia, di cui portavano intimamente le cicatrici, fu sottovalutata e, talvolta, persino, disconosciuta.”