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πŸ‘‰πŸ»In Toscana furono 19 i campi profughi per i 300.000 italiani che decisero di lasciare le loro case ed i loro averi per avere un futuro di libertΓ  e dignitΓ : stamani il Consiglio Regionale si Γ¨ riunito in seduta solenne per celebrare il β€œGiorno del Ricordo”.

πŸ”΄Mi hanno molto colpito le parole del Presidente Mattarella che sono state pronunciate oggi: β€œnelle zone del confine orientale, dopo l’oppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista, si instaurΓ² la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone.

Di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le Foibe restano il simbolo piΓΉ tetro. E nessuna squallida provocazione puΓ² ridurne ricordo e dura condanna. Oltre a crudeli, inaccettabili casi di giustizia sommaria e di vendette contro esponenti del deposto regime fascista, la furia omicida dei comunisti jugoslavi si accanΓ¬ su impiegati, intellettuali, famiglie, sacerdoti, anche su antifascisti, su compagni di ideologia, colpevoli soltanto di esigere rispetto nei confronti della identitΓ  delle proprie comunitΓ . Di fronte al proposito del nuovo regime jugoslavo di sovranitΓ  sui territori giuliani, l’essere italiano diveniva un ostacolo, se non una colpa. Ben presto, sotto minaccia e dopo una seconda ondata di violenze, i nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume, furono messi di fronte al drammatico dilemma: assimilarsi, disconoscendo le proprie radici, la lingua, i costumi, la religione, la cultura. Oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati. In grande maggioranza scelsero di non rinunciare alla loro italianitΓ  e, di fatto, alle libertΓ , di pensiero, di culto, di parola. In trecentomila – uomini, donne, anziani, bambini – radunate poche cose, presero la triste via dell’esodo. Come abbiamo ascoltato dalle intense letture tratte dal libro di Greta Sclaunich, spesso l’accoglienza in Italia non fu quella che sarebbe stato doveroso assicurare. Stenti, sistemazioni precarie, povertΓ , ma soprattutto diffusa indifferenza, diffidenza. Financo ostilitΓ  da parte di forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito. Non mancarono, nelle vicende tristi degli esuli, atti di forte solidarietΓ , di amicizia, di accoglienza da parte di molti italiani. Ma, in generale, la loro tragedia, di cui portavano intimamente le cicatrici, fu sottovalutata e, talvolta, persino, disconosciuta.”

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