Il Pd e l’Italia frammentata – primi appunti di una riflessione (non solo nazionale)
Le elezioni politiche nazionali ci consegnano il quadro di un Paese fortemente frammentato e la frammentazione si ripercuote ovviamente anche sulla composizione di Camera e Senato, anche perché la legge elettorale fu studiata proprio per impedire governabilità.
Al Senato non c’è una maggioranza; alla Camera il centrosinistra ha invece la maggioranza assoluta dei seggi. Il Paese è, ad oggi, nell’ingovernabilità: uno scenario veramente pessimo, non solo per noi ma per tutta l’Europa. Questo Paese non può permettersi una paralisi politica e dunque le prossime settimane ci diranno cosa ne sarà di questa legislatura; sicuramente la destra che ha portato il Paese nel baratro solo pochi mesi fa non può certo dare un contributo, in qualunque formula, per portare l’Italia fuori dalla crisi che sta vivendo.
Per quanto riguarda il centrosinistra, é inutile negarlo, le aspettative erano diverse. Ci dovremo domandare, in modo aperto e positivo, i perché di questo voto. Personalmente avevo percepito che la situazione di grave crisi economica e le sue conseguenze sociali avrebbero comportato effetti rilevanti anche sul voto; me ne ero reso conto parlando con tante persone, che si sentono sole di fronte alle difficoltà e percepiscono di non avere un futuro, se non negativo. E’ la prima volta che l’Italia vota in un momento di recessione. Una recessione che dura da anni, negata e non affrontata per lungo tempo, sottovalutata nei suoi effetti sulla vita delle persone ed a cui sono state successivamente date risposte di austerità che hanno colpito particolarmente chi paga già un effetto molto pesante della crisi economica. Il Pd non è stato percepito come la forza che poteva invertire questa rotta e su questo, che era il messaggio centrale della nostra proposta, ci dobbiamo seriamente interrogare. Dovremo discutere ampiamente del quadro che ci consegna il voto con un Italia divisa in tre e dunque riserverò ai prossimi giorni qualche valutazione più compiuta sul quadro nazionale.
Per quanto riguarda la Provincia di Pistoia, in un quadro così frammentato, il Pd si conferma ampiamente il primo partito, con un calo rispetto al 2008, comunque inferiore a quello toscano. Un risultato, quello del Pd, che alcuni possono ritenere scontato ma che, come dimostra il contesto nazionale, non lo è vista la difficile situazione sociale ed economica, da cui Pistoia è tutt’altro che immune. Queste elezioni infatti ci dicono, se ce n’era bisogno, che non c’è niente di assicurato, di scontato o di scritto a prescindere in tempi di grandi cambiamenti come questi ed in cui tutto è in discussione e dove dunque i partiti non hanno rendite di posizione ma sono chiamati a conquistare giorno per giorno la fiducia degli elettori. Partendo da queste considerazioni, il Pd in questo territorio e’ primo partito in 20 comuni su 22, tra cui quelli dove attualmente è all’opposizione a livello locale.
Il raggiungimento della maggioranza alla Camera ci consente di eleggere 2 deputati espressione chiara del nostro territorio: Caterina Bini ed Edoardo Fanucci. E’ un risultato importante per il Pd e per il territorio pistoiese, che avrà in Parlamento persone competenti che conoscono bene le esigenze della nostra provincia, anche perché scelti non in segrete stanze ma dai cittadini con le primarie. Il Popolo delle Libertà quasi dimezza i suoi consensi in questa provincia rispetto al 2008 (-16 per cento) mentre deve interrogarci il dato del Movimento 5 Stelle che ha raccolto voti a destra e anche nel nostro campo. Il M5S è il secondo partito a Pistoia e in Toscana, con un dato omogeneo su tutto il territorio e frutto non certo di un forte radicamento territoriale , ma di un clima sociale che chiede un forte cambiamento rispetto ad una insoddisfazione crescente.
Il Pd pistoiese, proprio perché confermato primo partito nel quadro che ricordavo, ha su di sé una grande responsabilità: è chiamato a farsi carico di queste domande di cambiamento e a dare risposte ad esse, continuando un percorso di forte rinnovamento già intrapreso a livello istituzionale e politico in questi anni, non solo nelle persone ma anche nel proprio messaggio politico, per affrontare i tempi nuovi e difficili che stiamo vivendo.