Il Pd, un partito che parli al cuore dell’Italia
Qualche settimana fa sono intervenuto all’assemblea provinciale del Pd di Pistoia convocata per l’analisi del voto.
Su questo blog parlo raramente di questi temi, di solito dedico queste pagine a rendere conto del mio impegno in Comune.
Oggi faccio un’eccezione,spero gradita.
Il risultato delle elezioni regionali mi ha colpito principalmente per due aspetti, ovvero il forte astensionismo e l’avanzata della Lega.
Non entrerò nel merito dei numeri, più che altro vorrei condividere alcune riflessioni che sono sorte dopo che mi sono interrogato rispetto a questi due dati.
Come sempre vorrei sottolineare elementi che ritengo utili per il futuro, per la strada che ci attende.
Parto da un piccolo fatto personale. Un mio amico, che mi chiedeva un po’ di cose rispetto al mio impegno politico, mi disse: “A me la politica non interessa. Destra o sinistra, non cambia niente”.
Affermazione che mi interrogò e che presi molto sul serio, a maggior ragione perché non viene da un “addetto ai lavori”.
Beh, io credo che dobbiamo mettere al centro della nostra azione il senso della prossimità.
Mi spiego o, meglio, dico cosa significa secondo me questo concetto.
Prossimità significa innanzitutto esserci.
Purtroppo, devo dirlo, parlando con molte persone io avverto un forte senso di solitudine.
Lavoratori che si sentono soli di fronte alle difficoltà della crisi, famiglie che si sentono sole di fronte ai problemi derivanti dalla non autosufficienza di un loro caro, giovani soli di fronte ad una precarietà che non fa sconti.
Dalla solitudine nasce dalla paura. La paura è il brodo di coltura della destra e della Lega, che l’alimenta e ci prospera.
Vorrei un Pd che fosse presente, che “c’è”. Non chiuso nelle sue stanze, magari impegnato in estenuanti conte interne che ci impediscono di proiettarci all’esterno, ma che, prima di tutto, ascolta. Sì, prima di tutto ascoltare: per capire, per comprendere, per toccare con mano le difficoltà. Ascoltare ci fa capire ciò che cambia nella nostra realtà, oltre la freddezza dei numeri e delle statistiche, perché dietro i numeri ci sono sempre dei volti.
Ascoltando ed essendo presenti capiremo che alcune volte dobbiamo cambiare anche le nostre categorie. Quando parliamo di lavoro, ad esempio, non possiamo considerare solo quello dipendente e subordinato. I ragazzi che prendono la partita Iva e sono pagati a fattura ma che, magari, svolgono di fatto un lavoro subordinato sono una delle molteplici forme del lavorare oggi.
Esserci ci darà la possibilità di capire meglio, non solo i fenomeni ma soprattutto ciò che certi cambiamenti significano sulla “pelle” delle persone, per dare risposte adeguate e magari non “cattedratiche”.
Prossimità significa anche comprensibilità del messaggio.
Non basta esserci, bisogna anche saper comunicare e farsi capire.
Purtroppo ho alcune volte l’impressione che siamo avvertiti come distanti, come “salottieri” o “fighetti”, come dice Enrico Rossi.
Abbiamo fondazioni e centri studi che fanno grandi elaborazioni, ma alla gente che incontro tutti i giorni, quella che non metterà mai piede in una sede di partito, arriva qualcosa? Arriva un messaggio riconoscibile, chiaro?
Il più delle volte arrivano molti messaggi, non univoci (se non conflittuali) e spesso anche poco comprensibili.
Quali sono le due o tre idee che caratterizzano il Pd? Cosa significa concretamente scegliere il Pd?
E’ opportuno fare i gazebo e andare ai mercati, ma è ugualmente importante come ci andiamo e cosa possiamo dire a chi incontriamo. Ci andiamo con affermazioni fumose o con idee chiare e concrete?
Se mettiamo al centro la prossimità, dobbiamo avere anche un messaggio chiaro, che non va inteso nell’accezione negativa di “banale” ma in quella positiva di “comprensibile” e soprattutto efficace.
Mi fermo qua. Sono abituato a guardare avanti e credo molto nelle potenzialità del PD, che ancora non sono state espresse appieno. Sta a noi spalancare le porte alle tante energie che vogliono dare un contributo sincero ad un progetto di cambiamento.